(Victor Legris 07) La confraternita di Boulevard d'Enfer by Claude Izner

(Victor Legris 07) La confraternita di Boulevard d'Enfer by Claude Izner

autore:Claude Izner [Izner, Claude]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Giallo Storico
ISBN: 9788850232505
editore: Tea
pubblicato: 2013-05-13T22:00:00+00:00


Le case hanno un volto che la dice lunga sull’anima di chi le abita, pensava Victor. Certe infiorettature rivelano personalità ampollose. A linee geometriche corrispondono talvolta spiriti austeri, oppure esseri infatuati d’ideali. Il palazzo di Sir Reginald Leamington, stretto fra due case da reddito, si fregiava di una bizzarra facciata decorata da mascheroni e da due atlanti che, da una parte all’altra di un atrio monumentale, sostenevano ciascuno un globo terrestre su cui correva tale motto: LEI GIRA A VUOTO E NOI GIRIAMO IN TONDO.

Pretenzioso, ma non privo di humour, giudicò Victor.

Un lacchè in livrea gli concesse un’attenzione parsimoniosa, travolto com’era dal flusso degli invitati. La torma sguazzava in un’anticamera che conduceva a un’imponente scalinata. Mentre osservava minuziosamente i busti di antiche cortigiane immersi in una giungla di piante grasse, Victor ebbe il tempo di cogliere qualche frammento di conversazione.

«Quello stile architettonico mi esaspera con le sue forme sinuose simili a vermicelli.»

«Avete letto Ruskin?»

«Iris neri, vi assicuro, la sua serra ne è strapiena. Colleziona anche animali di giada, di cui adorna le vetrine, e gatti siamesi.»

«To’, la principessa di Richelieu, che portamento altero!»

«Ditemi, dunque, Helleu, è vero che La Gandara ha divorziato?»

«Temo di sì. Quest’estate, ha incontrato un mio amico e gli ha consigliato: non sposatevi mai, mai...»

«Più piano, mi hanno avvertito che sarà dei nostri.»

La lenta ascesa lungo i gradini di marmo illuminati da torciere permise a Victor di riconoscere qualcuno dei membri dell’élite artistica parigina. Marcel Schwob, occhi da miope in fondo a orbite infossate, porgeva il braccio a Marguerite Moreno e Jean Moréas, col sigaro tra i denti, conversava con Félicien Rops, imbellettato e stretto in una camicia rosso sangue. Donne agghindate con abiti maschili, ornate di spalline e cravatte, stavano accanto a uomini effeminati. Un nome volava di bocca in bocca, quello di Oscar Wilde, senza che Victor riuscisse a intuire il tenore dei discorsi riguardanti lo scrittore.

Infine la melliflua sfilata si disperse in una sfilza di sale che facevano pensare a scenografie teatrali. Su una pedana circondata di bruciaprofumi fumanti, una signora in abito di velluto abbellito da passamanerie recitava con voce monotona l’inno di Augusta Holmès:41 «Eroe, abbi pietà di noi!»

Victor fuggì, facendosi largo a gomitate, e percepì le voci di attori che declamavano le loro strofe alle due estremità di un biliardo.

«Albert Samain e Stuart Merrill», disse con voce squillante l’uomo che conosceva il pittore Antonio de La Gandara.

«Victor!» Taša se ne stava davanti a lui, fulva e azzurra, magnifica.

Il rancore rimuginato per ore si volatilizzò. Ma perché lo squadrava con un’aria teneramente ironica?

«Come stai, mio caro? Ce ne hai messo di tempo!»

«Ho ricevuto il tuo messaggio all’ultimo minuto. Ho preso una vettura di piazza... Gli ingorghi... La mia bicicletta è in riparazione, e comunque non avrei mai osato inforcare un veicolo a due ruote per raggiungerti in un luogo così signorile.»

«Ricrediti, tra gli ospiti, i più sono eccentrici e lo stesso Sir Reginald... Eccolo, te lo presento.»

Benché la maggior parte dei signori, all’infuori dei nonconformisti, avesse scelto l’abito classico, il padrone di



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